Portegrandi - Parrocchia S. Magno Vescovo

Presentazione e storia

Parrocchia di S. Magno vescovo di Portegrandi

Eretta nel 1600

Abitanti: 894

Canonica: Via D. Veronese, 4 – 30020 Portegrandi (VE)


Altri luoghi sacri:

Nome di Maria (Oratorio in località Trezze)

Madonna Nera (Oratorio)


Scuola dell’infanzia “S. Giuseppe”


La parrocchia di Portegrandi risale al XVI secolo. Essa trae origine dall’antica chiesa di Trepalade, dedicata a San Magno, ritenuto di origine altinate e vescovo di Oderzo e di Eraclea, dove riposano i suoi resti. Verso la fine del 1500 la chiesa veniva definita con il titolo di “cappella” sottintendendo in tal modo la sua soggezione alla vicina San Michele e questo veniva dichiarato nel 1689 dall’allorché Trepalade era “membrum eiusdem ecclesiae S. ti Michaelis”. Tuttavia il diritto alla nomina del sacerdote preposto alla cura delle anime non competeva né alla parrocchia di San Michele, né al vescovo, ma spettava invece alla popolazione e questo lo si apprende da un documento del 1592 che informava di tale “jus eligendi”.

Solo a partire dal testo della visita pastorale del 1711 la chiesa viene definita col titolo di parrocchia ed ha un proprio pievano, incarico assegnato al prete veneziano don Pierantonio Bergalli. Attualmente l’antica chiesa, rimaneggiata, è ridotta ad abitazione civile; rimane però solo un’antica pala raffigurante San Magno, custodita nella sacrestia dell’attuale chiesa di Portegrandi.

Fin dal 1771 nei documenti si accennava brevemente all’oratorio novo alle Portegrandi, in località Conca, sulla sponda destra si “trattava di un oratorio, ancor oggi in piedi, anche se in stato di abbandono e di grave degrado e di riuso ad altri scopi.

Alla fine del XIX secolo la chiesa di Trepalade risultava in un grave stato di degrado e di abbandono, tanto che nel 1853 l’edificio veniva definito “in uno stato miserevole”.

Così anche a Trepalade, come a San Michele, cominciò nel frattempo a farsi strada, forse per emulazione o competizione con il capoluogo, l’idea che, anziché restaurare la chiesa, fosse più opportuno costruirne una nuova, in una posizione più centrale e più comoda rispetto al territorio, trovandosi anch’essa edificata proprio al confine.

La chiesa parrocchiale della frazione troverà risposta al problema della sua capacità mediante la costruzione ex novo, nel sito più appropriato di Portegrandi, nel 1912-1913. La vecchia chiesa venne sconsacrata con rescritto pontificio nel 1913 e tuttora adibita ad abitazione civile. Il nuovo edificio sacro, progettato in stile lombardesco, venne realizzato con mattoni in cotto e cemento armato, in alcuni anni di lavoro (fu ultimata nel 1926 come si può leggere sul soffitto della chiesa stessa (A. D. MCMXXVI). Sull’altar maggiore fu collocata la grande pala di San Magno, proveniente dalla vecchia chiesa di Trepalade.. Primo parroco di questa chiesa fu don Sante Bello nativo di Quarto d’Altino e morto a soli 42 anni a seguito di un tragico incidente stradale.

Gli succedette mons. Giuseppe Pasquini, originario di Viterbo, che completò l’opera della nuova chiesa, abbellendola con marmi, affreschi e stucchi; costruendo il nuovo grande altare maggiore che richiama il calvario (un grande crocifisso con ai piedi le statue in marmo bianco di Carrara raffiguranti la Madonna e l’apostolo Giovanni). È pure opera di mons. Pasquini il rivestimento in marmo bianco della facciata, con l’inserimento di due preziosi mosaici in oro, uno raffigurante l’agnello pasquale, l’altro San Magno patrono di Portegrandi che regge in mano la chiesa veneziana di Santa Maria Formosa, costruita e fondata dal Santo altinate, secondo una leggenda. La facciata è decorata con una capitello corinzio che delimita il portale e da un timpano centrale. Nella chiesa si conserva una preziosa Via Crucis in legno dello scultore bellunese Ferdinando Perathoner di Ortisei – Val Gardena, datata 1947. Sempre all’interno della chiesa prezioso è il crocifisso che campeggia nella navata centrale ed il Cristo morto, dello stesso autore, deposto sotto l’altare dedicato al Sacro Cuore.

Dopo circa un ventennio venne posto il problema del campanile accanto alla nuova chiesa, sempre su proposta del parroco, mons. Pasquini. Nel 1946 venne rilevato che le campane che si trovavano attaccate a quattro assi incrociati di legno erano pericolanti per vetustà. Il campanile fu costruito grazie al contributo in denaro delle famiglie e dell’opera edile dei parrocchiani.

Sempre durante il parrocato di mons. Pasquini furono costruite le altre opere parrocchiali: la canonica, l’edificio per il catechismo, la grande sala parrocchiale, la casa per il cappellano e per il sagrestano.

Nel 1935 mons. Pasquini aprì l’asilo, il doposcuola e la scuola di lavoro per le ragazze, chiamando la congregazione delle Piccole Suore della Sacra Famiglia di Castelletto (VR), ritirate nel 2011.


I SACERDOTI

Mons. Pasquini (1931 – 1959) è stato il pioniere della parrocchia, fu punto sicuro di riferimento durante la 2A guerra mondiale, sia andando in bicicletta e in barca, anche di notte, sotto i bombardamenti, a sfamare le famiglie più povere ed indigenti, sia accogliendo nella sua canonica famiglie e persone, in pericolo di vita. Nel periodo della ricostruzione cercò di sistemare al meglio le giovani famiglie trovando un posto sicuro di lavoro, più remunerativo, sia in loco, che in altre regioni (soprattutto Lombardia e Piemonte). Coltivò molto le vocazioni alla vita religiosa e sacerdotale. Fu benemerito sostenitore e benefattore del seminario patriarcale di Venezia e indirizzò parecchie ragazze di Portegrandi alla vita religiosa nella congregazione delle suore del paese, donando alla stessa la casa padronale di Viterbo, tanto da essere considerato un grande benefattore ed avere l’onore di vedere esposta la sua effige nella casa madre dell’Istituto. Attualmente due sono le suore viventi native di Portegrandi.

Anche i suoi successori non furono da meno e si distinsero per lo zelo e la cura delle anime.

Don Silvano Centenaro (1959 – 1974), si prodigò nella liturgia, nella catechesi, nell’animazione dei fanciulli e dei ragazzi e soprattutto nel canto liturgico, fondando una corale e da bravo organista e compositore, lasciò pure brani musicali e canti religiosi che vengono tuttora eseguiti e cantati.

Don Valentino Dalla Grana (1974 – 1982).

Don Ivano Bellin (1982 – 1994), seppe ricucire, negli anni ottanta, il tessuto sociale del paese, logorato da fratture e da fazioni, nonché curò il restauro conservativo della chiese e delle opere parrocchiali. Ancora adesso è ricordato ed è amato da tutta Portegrandi.

Don Adriano Di Lena (1994 – 2000), si prodigò soprattutto nell’ambito della vita spirituale e sacramentale, con un’accurata azione catechetica, liturgica e insistendo sull’ascolto e la meditazione della Parola di Dio. Di lui si ricordano soprattutto le profonde lectio divinae, tenute durante i tempi forti dell’anno liturgico.

Don Claudio Breda (2000 – 2002).

Don Daniele Chiminello (2002-2013).

Don Gianni Fazzini e don Gianpiero Lauro (2013-2017) parroci in solido

Don Gianpiero Lauro (2017-      ) parroco delle tre parrocchie della Collaborazione pastorale altinate


LE SUORE E LA SCUOLA DELL’INFANZIA

La Scuola dell’Infanzia S. Giuseppe ha una storia piuttosto lontana ed è legata all’arrivo delle suore a Portegrandi. Nel 1935, come già esposto, l’allora parroco, mons. Pasquini, volle le suore che svolgessero la loro opera tra i bambini, i fanciulli e i ragazzi e le giovani.


L’ORATORIO DELLA MADONNA NERA

Sorge in località Ca’ Corner. Si venera una preziosa statua lignea della Madonna. La storia di questa statua si perde nella notte dei tempi. Sembra che sia giunta a Portegrandi, alla fine dell’ 800, trasportata da una piena del fiume Sile e trovata nell’ansa prospiciente dove ora sorge il suo oratorio. Sembra pure che il ritrovamento di questa statua sia dovuto a qualche persona che ha dato fuoco “in maresana” a delle sterpaglie e a dei rami secchi di rovo, provocando un grande incendio e che da quel fuoco comparisse l’effige della Vergine che reca in braccio il bambino Gesù, integra e immune da graffi e bruciature.

La statua della Madonna Nera, ormai da tradizione secolare, viene portata in chiesa processionalmente per il mese di maggio, dove alla sera si tiene il fioretto. Parecchie grazie ed elargizioni si attribuiscono a questa immagine. Sul frontone dell’oratorio si legge, in una lapide in marmo, la frase “nigra sum, sed formosa” . La festa della Madonna Nera si celebra l’ultima domenica di Maggio. Un tempo era una festa molto sentita e partecipata, sia come festa religiosa che come festa popolare. La grande processione per le vie del paese concludeva il mese di maggio. Attualmente, l’eccessivo traffico stradale sulla provinciale non permette più la grande processione.

madonna nera
La statua della Madonna Nera

TREZZE

Si trova a tre chilometri dalla chiesa di Portegrandi e in questa località è stata eretta una chiesetta, negli anni cinquanta, per volontà di mons. Pasquini, dedicata al Santo Nome di Maria; accanto alla chiesetta volle pure l’asilo con le suore e la scuola elementare per andare incontro alle esigenze spirituali e sociali di quella popolosa borgata. Il tutto è stato benedetto dall’ allora patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Roncalli nel 1957. Sia la chiesa che l’asilo sono stati costruiti e finanziati grazie alla sensibilità e generosità dei proprietari dei terreni di quella zona, i sigg. Dal Ferro.


IL TERRITORIO

[foto di Piergiorgio Ceolin]

Portegrandi è la frazione più popolata del comune di Quarto d’Altino, la cui distanza è di circa 6/10 Km e conta più di mille abitanti. Essa è completamente autonoma dal capoluogo in quanto è dotata di tutti i servizi essenziali e necessari per un vivere civile, sociale, dignitoso ed adeguato (scuole, medico di base, farmacia, ufficio postale, negozi…)

Dal punto di vista demografico ha subito un forte calo negli anni cinquanta del secolo scorso, gli anni della ricostruzione. Forte infatti è stato sentito il problema migratorio: da quasi 2.000 anime in quegli anni, si è giunti all’attuale numero.

L’emigrazione si è rivolta verso le regioni industrializzate del Piemonte e della Lombardia. Questo problema è dipeso dal passaggio da una società prettamente rurale ed agreste, ad una società industriale. Nel secolo scorso e fino agli anni ’50 tutti gli abitanti di Portegrandi erano dediti all’agricoltura e alla mezzadria, con famiglie patriarcali i cui datori di lavoro erano i tre grandi latifondisti che possedevano quasi tutto il territorio della frazione. Grande era la povertà e l’indigenza, palpabile in un tenore di vita molto basso, a causa di un reddito salariale irrisorio: solo tanto lavoro e nessuna gratificazione.

Lo sviluppo edilizio di Portegrandi comincia verso la metà degli anni sessanta, grazie all’opera mediatrice dell’allora parroco don Silvano Centenaro che attraverso colloqui, incontri convinse, soprattutto un grande proprietario terriero a lottizzare parte delle proprie campagne. Questo sviluppo edilizio continua tutt’oggi, in modo particolare nella località “Chiesa” e prospiciente al grande quartiere “Lo Monaco”. Con tale sviluppo edilizio è iniziata, negli ultimi anni, un’osmosi tra la popolazione. Parecchie sono le nuove famiglie che vengono ad insediarsi a Portegrandi e di queste alcune sono extracomunitarie, provenienti in special modo dal Marocco, dai paesi dell’est Europa. Tutto questo non ha influito sugli usi, costumi, tradizioni della storia locale. Parecchie inoltre, attualmente, sono le famiglie giovani, in quanto i genitori offrono la possibilità ai figli di costruirsi la casa o nel proprio lotto, attaccata all’abitazione già esistente, oppure, restringendo la superficie abitabile, concedendo l’opportunità di ricavare l’appartamento per il figlio. Tutto questo comporta, come conseguenza, che a Portegrandi non c’è il problema dell’anziano, rifiutato e messo da parte; anzi c’è la venerazione di esso, perché si rende utile fino all’ultimo e con la vicinanza dei propri cari vive in un clima di serenità e di affetto.

Portegrandi, però, è penalizzata fortemente dal sistema viario, stradale e fluviale. Il fiume Sile, il più lungo fiume di risorgiva d’Europa, divide il paese in due realtà. “Chiesa” e “Carafia”, accentuando, a volte, le divergenze e i piccoli dissapori. Queste due realtà sono, a loro volta, percorse da importanti svincoli e nodi stradali: la SS. 14, la provinciale 41 e la strada iesolana.

Queste grandi arterie di comunicazione non permettono un vivere sicuro e tranquillo, anche per le difficoltà di raggiungere i due grossi quartieri, soprattutto quello della località Chiesa, in cui sono concentrati tutti i servizi e perché sono spesso e sovente funestate da gravi incidenti stradali. Di tutto questo ne risente la vita pastorale in quanto i fanciulli e i ragazzi sono condizionati, non potendosi muovere da soli per raggiungere la parrocchia, devono essere sempre accompagnati dai genitori. Ne risultano pertanto compromesse le proposte e le attività parrocchiali.

Gli abitanti di Portegrandi sono prevalentemente dediti all’industria, all’artigianato, al terziario, in percentuale minore all’agricoltura. C’è però una piccola, ma fiorente e prospera attività artigianale. Non essendoci indotti industriali in loco la maggior parte della popolazione (sia maschile che femminile) si recano a Mestre o a Marghera per il lavoro. Portegrandi è ben collegata con i mezzi pubblici ai grossi centri di San Donà di Piave, di Treviso e di Mestre – Venezia.


LA CHIESA DI PORTEGRANDI

Agli inizi del secolo scorso (‘900) si verificò un significativo evento destinato a trasformare il territorio e a disegnare il suo futuro sviluppo in modo molto diverso. Si tratta del trasferimento della Chiesa parrocchiale di San Magno vescovo da Trepalade a Portegrandi…

Per conoscere la storia, l’architettura e le opere contenute nella chiesa scaricate il depliant preparato dalla comunità: