II cenacolo

Cos’è il Cenacolo?

Nel cammino della collaborazione pastorale, percorso di discernimento e di fede in ascolto dello Spirito, il Cenacolo assume l’importante compito di essere “sale” e “luce” per tutte e tre le comunità: non si tratta di fare o di scegliere, bensì innanzitutto di testimoniare lo stile della carità, l’apertura del cuore alla conversione pastorale e alla missione, porsi ai piedi del Risorto e invitare tutti a porre al centro della vita personale e comunitaria la fonte della gioia vera e il senso pieno dell’esistenza. Persone che pregano, condividono fraternamente e che si fanno “antenne spirituali” per cogliere i segni e trasmettere con passione la Buona Novella.


Dalla Lettera pastorale del Patriarca Francesco “Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù” (24 marzo 2016)

Già il Nuovo Testamento afferma che, attorno a Gesù, c’erano i dodici apostoli, i settantadue discepoli e un certo numero di donne; nessuno di questi “gruppi” pensava di sostituirsi a un altro o attribuirsi le funzioni degli altri.

Anche noi, con lo stesso spirito, siamo chiamati a crescere secondo il metodo sinodale: la strada per eccellenza (metà-odos) è il camminare assieme (syn-odos), nella comunione ecclesiale che ha origine nel sacramento del battesimo. E proprio da qui promana ciò che ha respiro ecclesiale e, in ultima istanza, i servizi che – a diverso titolo – vengono svolti per la comunità e dalla comunità a favore di tutti gli uomini. Questa è proprio la logica e il metodo del cenacolo, da avviare all’interno di ogni collaborazione pastorale per farne il cuore pulsante e, insieme, il riferimento dinamico.

I servizi resi alla comunità e a tutti gli uomini, attraverso uno specifico mandato, sono traduzioni concrete dello stile missionario di vivere il battesimo. Possiamo qui, secondo tale logica, indicare alcuni eventuali servizi da attivare nelle diverse situazioni locali: il servizio dell’accoglienza, della liturgia,della catechesi (dell’iniziazione, dei giovani, degli adulti), della carità, dell’animazione della cultura e della comunicazione (che, in sé, è già cultura) e ancora altri che emergono o si riconoscono utili nel territorio in cui si abita.

Il metodo del cenacolo ha una sua peculiarità. Non intende ripetere, infatti, i differenti modelli scolastici o formativi, con lezioni o seminari. Il cenacolo, piuttosto, è una piccola comunità che vive una reale esperienza di Chiesa, una concreta formazione al discepolato che guarda all’imitazione di Cristo e alla comunità apostolica, come è idealmente presentata nel libro degli Atti degli Apostoli (cfr. 2, 42-47 e 4,32-37), che prega e s’impegna nella pastorale a partire dalla riscoperta grata del proprio battesimo.

Al cenacolo è essenziale che partecipino alcuni laici disposti ad impegnarsi, i consacrati, tutti i diaconi e i presbiteri che operano in quella porzione di Chiesa; in alcune occasioni si unirà a loro anche il vescovo. Lo scopo è realizzare – attraverso una significativa esperienza di Chiesa – quel soggetto che è, nello stesso tempo, evangelizzato ed evangelizzatore attraverso incontri e momenti in cui, con la grazia di Dio, si possa crescere nella preghiera comune, nella spiritualità, nella conoscenza della fede, nella carità pastorale e, non da ultimo, nella fraternità.

Attraverso il cenacolo si potrà suscitare e vivere una presenza efficace della comunità cristiana sul territorio anche attraverso quei servizi di cui si è già fatto cenno – accoglienza, carità, catechesi, liturgia, cultura, servizio ai poveri ecc. – e che la rendono visibile. L’attenzione sarà di non “clericalizzare” i laici, il che equivarrebbe al fallimento dell’azione missionaria della Chiesa in quanto li avremmo sottratti o, almeno, distratti da quei luoghi – non solo fisici – in cui la loro presenza di testimoni e annunciatori del Vangelo è insostituibile.

Il cenacolo, quindi, è chiamato a far maturare una presenza missionaria entrando in dialogo con il territorio, imparando a “leggerlo” nel Cristo umile, disinteressato e beato, come ci ha ricordato Papa Francesco a Firenze. Il tutto a partire dalla sapienza del Vangelo e nella prospettiva del pensiero sociale cristiano che riveste efficacia in termini di discernimento e di proposta sull’oggi ed è capace d’illuminare, fra gli altri, i grandi temi dell’ecologia – iniziando sempre da quella “umana” – come anche, nel nostro mondo sempre più globalizzato, quelli della giustizia sociale, delle migrazioni, della più equa suddivisione del reddito mondiale e di molte altre questioni tra cui il lavoro, tra diritti e flessibilità.

Sono temi che troviamo evidenziati nel magistero di Papa Francesco – dalla Evangelii gaudium alla Laudato si’ – come già nel magistero di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI; si toccano, in tal modo, elementi fondamentali della vita e della fede cristiana, sui quali si misurano anche le modalità di testimonianza efficace di Cristo nella società di oggi.

I presbiteri e, in particolare, i presbiteri parroci, in forza del loro ministero, sono invitati a far crescere, come il grano di senape, la piccola comunità del cenacolo, essendo loro i “riferimenti primi” della comunione. I presbiteri, in comunione col vescovo, sono chiamati ad essere guide amorevoli del cenacolo, attraverso quella vera e avvertita paternità spirituale di cui tali piccole realtà hanno bisogno per crescere; l’inizio di tutto è una presenza paterna e cordiale, di incoraggiamento.

Guardiamo, allora, al cenacolo per eccellenza, quello di Gerusalemme: è il luogo dello Spirito Santo, è il luogo della lavanda dei piedi, è il luogo dell’ultima cena e, proprio lì, è stata donata l’eucaristia come evento fondativo della Chiesa. Riviviamo tale nucleo originario della Chiesa per essere a nostra volta, al di là delle contingenze ed urgenze del momento presente, una piccola e viva comunità evangelizzata ed evangelizzatrice. Insomma, una Chiesa «in uscita».

In conclusione,è il momento di intraprendere con decisione e coraggio un cammino sinodale per edificare tutti assieme – preti, diaconi, consacrati e laici – una Chiesa realmente missionaria; l’evangelizzazione, infatti, è compito non di alcuni, di una élite,ma di tutta la Chiesa.


Il Vicario Episcopale per la Pastorale al Cenacolo

Giovedì 4 aprile 2019 don Daniele Memo ha fatto visita al Cenacolo della Collaborazione Pastorale Altinate, nel consueto incontro mensile, stavolta in Altino.

Il parroco ha presentato la realtà della Collaborazione partendo dalle consegne lasciate dal Patriarca Francesco nella lettera post Visita Pastorale. Poi i presenti hanno integrato con vari interventi, testimoniando al Vicario  la bellezza e l’importanza, pur nella fatica e nelle difficoltà, di camminare insieme tra parrocchie, in una pastorale dei volti e delle relazioni.

Don Daniele è rimasto colpito dal percorso fatto rispetto ad altre realtà diocesane dove, invece, i Cenacoli non sono ancora sorti oppure stentano a decollare; ha invitato a proseguire con fiducia e determinazione, guidati dallo Spirito Santo e in comunione fraterna, laici e presbiteri insieme.

Ancora tanta strada da fare, vocazione battesimale da riscoprire ogni giorno e corresponsabilità da mettere in pratica… Avanti tutta!


Il Patriarca al Cenacolo: da oggetto, diventi soggetto pastorale che collabora con la figura del prete

Articolo di Gente Veneta 14 aprile 2018

«Non vi nascondo che il Cenacolo è la questione fondamentale della Pastorale diocesana per il prossimo futuro». Ha esordito così mons. Moraglia in occasione dell’incontro di ieri sera, a Quarto d’Altino, con i componenti del Cenacolo della Collaborazione altinate.

È una realtà ecclesiale che è cambiata nel tempo, quella dei nostri giorni, che deve pertanto fare i conti con una verità concreta: i preti, in futuro, saranno sempre meno. «I preti invecchiano – ha continuato il Patriarca – e non si può pretendere che a 75 anni facciano quello che facevano quand’erano più giovani. Non possiamo pensare di chiudere gli occhi e di andare avanti come finora si è fatto. Dobbiamo continuare a servire le nostre parrocchie facendo i conti con qualcosa che ci dispiace: vorremmo infatti avere più preti. E il Signore ci dice che li manderà, ma non subito».

Se finora ci eravamo abituati – ha sottolineato mons. Moraglia – a delegare alla figura del prete tanti e differenti incarichi, ora i membri del Cenacolo devono impegnarsi a diventare soggetto di Pastorale, affinché venga realizzata – assieme al sacerdote, vera guida di ogni realtà parrocchiale – una collaborazione solida ed efficace.